Filosofia dell'edonismo
Filosofia dell'edonismo

Etica (8) - Epicuro: l'edonismo epicureo. (Potrebbe 2024)

Etica (8) - Epicuro: l'edonismo epicureo. (Potrebbe 2024)
Anonim

Edonismo, in etica, un termine generale per tutte le teorie di condotta in cui il criterio è piacere di un tipo o di un altro. La parola deriva dal greco edone ("piacere"), da hedys ("dolce" o "piacevole").

Le teorie edonistiche della condotta sono state sostenute fin dai primi tempi. Sono stati regolarmente travisati dai loro critici a causa di un semplice malinteso, vale a dire l'assunto che il piacere sostenuto dall'edonista sia necessariamente puramente fisico nelle sue origini. Questo presupposto è nella maggior parte dei casi una completa perversione della verità. Praticamente tutti gli edonisti riconoscono l'esistenza di piaceri derivati ​​dalla fama e dalla reputazione, dall'amicizia e dalla simpatia, dalla conoscenza e dall'arte. Molti hanno esortato che i piaceri fisici non sono solo effimeri in se stessi, ma coinvolgono, sia come condizioni precedenti che come conseguenze, tali dolori da scartare ogni maggiore intensità che possono avere durante la loro durata.

La forma più antica ed estrema di edonismo è quella dei cirenaici, come affermato da Aristippo, che sosteneva che l'obiettivo di una buona vita dovrebbe essere il piacere senziente del momento. Poiché, come sosteneva Protagora, la conoscenza è solo di sensazioni momentanee, è inutile cercare di calcolare i piaceri futuri e bilanciare i dolori contro di essi. La vera arte della vita è quella di affollare il maggior divertimento possibile in ogni momento.

Nessuna scuola è stata più soggetta all'idea sbagliata sopra menzionata dell'Epicureo. L'epicureismo è completamente diverso dal cirenaicismo. Per Epicuro il piacere era davvero il bene supremo, ma la sua interpretazione di questa massima era profondamente influenzata dalla dottrina socratica della prudenza e dalla concezione di Aristotele della vita migliore. Il vero edonista mirerebbe a una vita di piacere duraturo, ma ciò sarebbe ottenibile solo sotto la guida della ragione. L'autocontrollo nella scelta e nella limitazione dei piaceri al fine di ridurre al minimo il dolore era indispensabile. Questa visione informava la massima epicurea "Di tutto questo, l'inizio e il bene più grande, è la prudenza". Questo lato negativo dell'epicureismo si è sviluppato a tal punto che alcuni membri della scuola hanno trovato la vita ideale piuttosto nell'indifferenza al dolore che nel godimento positivo.

In the late 18th century Jeremy Bentham revived hedonism both as a psychological and as a moral theory under the umbrella of utilitarianism. Individuals have no goal other than the greatest pleasure, thus each person ought to pursue the greatest pleasure. It would seem to follow that each person inevitably always does what he or she ought. Bentham sought the solution to this paradox on different occasions in two incompatible directions. Sometimes he says that the act which one does is the act which one thinks will give the most pleasure, whereas the act which one ought to do is the act which really will provide the most pleasure. In short, calculation is salvation, while sin is shortsightedness. Alternatively he suggests that the act which one does is that which will give one the most pleasure, whereas the act one ought to do is that which will give all those affected by it the most pleasure.

The psychological doctrine that a human’s only aim is pleasure was effectively attacked by Joseph Butler. He pointed out that each desire has its own specific object and that pleasure comes as a welcome addition or bonus when the desire achieves its object. Hence the paradox that the best way to get pleasure is to forget it and to pursue wholeheartedly other objects. Butler, however, went too far in maintaining that pleasure cannot be pursued as an end. Normally, indeed, when one is hungry or curious or lonely, there is desire to eat, to know, or to have company. These are not desires for pleasure. One can also eat sweets when one is not hungry, for the sake of the pleasure that they give.

Moral hedonism has been attacked since Socrates, though moralists sometimes have gone to the extreme of holding that humans never have a duty to bring about pleasure. It may seem odd to say that a human has a duty to pursue pleasure, but the pleasures of others certainly seem to count among the factors relevant in making a moral decision. One particular criticism which may be added to those usually urged against hedonists is that whereas they claim to simplify ethical problems by introducing a single standard, namely pleasure, in fact they have a double standard. As Bentham said, “Nature has placed mankind under the governance of two sovereign masters, pain and pleasure.” Hedonists tend to treat pleasure and pain as if they were, like heat and cold, degrees on a single scale, when they are really different in kind.